Le grotte di Tremusa rappresentano una suggestiva testimonianza geologica di milioni di anni fa.
Per raggiungerle è necessario immergersi nella bellezza di imponenti boschi di castagno e paesaggi mozzafiato. Diversi sentieri attraversano l’area circostante le grotte e vi convergono itinerari naturalisticamente pregevoli con partenza da Scilla, Melia e Favazzina.
Sulle grotte aleggia ancora un certo mistero e lo stesso nome Tremusa sembrerebbe derivare, secondo una leggenda, da Tre Muse, per l’ipotizzata presenza, all’interno della grotta maggiore, di tre statue raffiguranti tre donne, poi trafugate durante saccheggi. Un'altra supposizione le vorrebbe come antico luogo in cui si praticavano culti pagani.
Situate a 530 metri sul livello del mare, oggi le grotte sono meta di appassionati di storia e geologia. Il luogo è ricco di fascino e offre scorci delle suggestive rupi della Costa Viola a picco sul mare e dello Stretto di Messina.
Tra la rigogliosa vegetazione e il paesaggio, appare questo residuo del mare Pleistocenico, quando 5000 anni fa queste montagne si trovavano immerse nelle profondità marine. Le grotte, si sono formate in seguito all'azione meccanica dell’acqua che, erodendo gli strati meno resistenti ha dato origine alle cavità grandi e piccole con le quali oggi si mostrano le grotte stesse.
Le grotte di Tremusa sono ad oggi ancora attive; si possono osservare, infatti, al loro interno, le gocce d’acqua che, molto lentamente, permetteranno l’accrescimento delle stalattiti e stalagmiti già esistenti.
Tra stalattiti, stalagmiti, colonne e concrezioni di calcite che sembrano scolpite da un maestro dell’arte gotica, immergersi nell’atmosfera di questi luoghi diviene un’esperienza sorprendente.
La cavità della grotta è stata esplorata compiutamente per la prima volta nel 1984 dagli speleologi del Gruppo Speleologico Bolognese del CAI e dell’Unione Speleologica Bolognese. In seguito, sono stati molti coloro che si sono avvicendati nella visita della grotta, spinti dalla curiosità e dall’interesse scientifico.
L’ingresso si presenta a forma di semi cerchio, con una serie di imbocchi che consentono di accedere ai settori ipogei più interni. Nello specifico la grotta è composta da due zone separate, poste l’una a sinistra, dove è possibile inizialmente procedere in posizione eretta e l’altra a destra, composta da un ambiente assai ristretto. Il panorama è davvero suggestivo: alzando lo sguardo alla volta della grotta si nota una marcata frangia di tozze stalattiti. Più in basso, invece, soprattutto all’imbocco del vano di destra, si notano colonnati stalagmitici massicci ed irregolari.
Il sollevamento tettonico ha portato a un affioramento di tipici sedimenti di ambiente marino. I gusci fossili presenti nella roccia, spesso molto ben conservati, sono le conchiglie Pecten, bivalvi appartenenti al Phylum dei molluschi, che hanno incominciato ad abitare i fondali marini sabbiosi e fangosi più di 500 milioni di anni fa.
Le grotte di Tremusa sono un paradiso naturalistico, un luogo millenario dal fascino misterioso e leggendario.